Tra le principali criticità segnalate dall'Associazione le normative regionali che “sembrano mirare a salvaguardare il mercato formativo e non risolvono l'annosa questione del doppio canale universitario”. Ma anche la mancanza nei servizi, di una puntuale vigilanza circa la corretta applicazione dei contratti di lavoro.
02 FEB - L’Associazione nazionale educatori professionali (Anep), che ha riunito a Bologna il 30 e 31 gennaio sezioni regionali e Consiglio direttivo nazionale, accende i riflettori sul “perdurare di fattori – sottolinea una nota - che ostacolo il processo di riconoscimento, valorizzazione dell’educatore professionale nel percorso verso la figura unitaria nelle sue funzioni e formazione”.
In particolare i nodi che destano maggiori preoccupazioni sono:
►La presenza di normative regionali sull’accreditamento dei servizi che prevedono la possibilità che le funzioni educative nel campo dell'educazione non formale siano esercitate da professionisti non specifici e non unicamente da coloro che sono formati nelle classi di laurea SNT2 e L19 ovvero nei curricula in educazione professionale e sociale;
►La presenza di proposte normative che sembrano mirare a salvaguardare il mercato formativo e non risolvono l'annosa questione del doppio canale universitario nè tanto meno riconoscono la figura nelle sue specifiche funzioni;
►La volontà di alcune Regioni di istituire nuovi percorsi formativi regionali per la formazione figure pseudo-educative e l'inerzia delle Istituzioni nel completare il riconoscimento dei titoli e delle esperienze pregresse;
►La mancanza, nei servizi, di una puntuale vigilanza circa la corretta applicazione dei contratti di lavoro nonché la presenza di condizioni che non riconoscono il giusto valore delle prestazioni educative professionali.