23 MAG - Il disagio della professione medica si sente ed ha molte forme e molte ragioni: il superamento del rapporto paternalista tra medico e “paziente”, l’avanzare delle altre professioni sanitarie, le difficoltà economiche del Sistema sanitario, in particolare al Sud. Da qui parte
Emanuele Vinci, presidente dell’Ordine dei medici di Brindisi, per introdurre il convegno organizzato oggi nel Gran Serena Hotel di Torre Canne e dedicato alla riflessione sulla proposta di legge “Responsabilità civile del medico e definizione di atto medico”, presentato in Commissione Affari Sociali da
Vittoria D’Incecco, deputata Pd, presente anch'essa a Brindisi.
Un incontro atteso, anche perché all'indomani della presentazione del ddl, la neo presidente Fnomceo
Roberta Chersevani (non presente oggi a Brindisi) era apparsa quanto meno scettica sulle prospettive di una legge che regolamentasse l'atto medico. "Credo che il codice deontologico, e in particolare gli articoli 3 e 13, ulteriormente perfezionabili, siano sufficientemente completi e che possano essere un utile punto di riferimento, anche perché i percorsi legislativi sui temi professionali rischiano di essere molto lunghi e confusi", ci aveva detto in
un'intervista lo scorso 29 marzo.
Concetti sostanzialmente ribaditi anche recentemente da Chersevani in
una lettera del 27 aprile scorso ai presidenti di Ordine, nella quale la presidente Fnomceo sottolineava come "la prospettiva di legiferare l’atto medico è un’opzione che, accanto ad evidenti opportunità, manifesta rischi elevati, per la sua enorme complessità giuridica e normativa".
E proprio su quale direzione prendere per riposizionare e ridefinire con certezza ruolo e funzioni del medico
Emanuele Vinci, che nell’organizzazione dell’evento di oggi è stato affiancato da
Cosimo Nume (Omceo Taranto) e
Filippo Anelli (Omceo Bari), indica una strada per superare il disagio: “La professione ha bisogno di ritrovare a pieno la sua vocazione ippocratica, quello di una professione basata sulla relazione tra medico e persona”.
Il testo elaborato da D’Incecco può essere utile a tutto questo? Per
Luigi Conte, segretario Fnomceo, il nodo sta soprattutto nella riaffermazione della leadership medica, negata invece nell’art. 5 del Patto per la salute, ma soprattutto da un metodo politico che legifera senza parlare con il mondo medico, mirando spesso a quel task-shifting che è uno slittamento dei compiti tra professioni, fondato prevalentemente su ragioni economiche. D’altra parte, sottolinea Conte, il Codice di Deontologia Medica è già molto efficace nel definire attività e ruolo del medico, tanto che in molti casi la magistratura vi ha fatto ricorso per risolvere controversie, come nel recente caso del Tar del Lazio o nei casi del Tar del FVG e del Consiglio di Stato illustrati da
Carmine Gigli in un intervento su QS.
Ma è la stessa
Vittoria D’Incecco a spiegare le ragioni che l’hanno convinta della necessità di elaborare una proposta di legge dedicata alle definizione di atto medico: “Si tratta di trasformare le norme deontologiche in norme di legge, dando loro una forza non più suscettibile di valutazioni o interpretazioni diverse da parte della magistratura. Niente di particolarmente innovativo c’è nel mio pdl, ma solo quello che c’è già nel Codice Deontologico”. E per questo D’Incecco si dice sorpresa dei malumori suscitati dalla sua proposta nelle altre professioni sanitarie.
Il segretario della Fimmg,
Giacomo Milillo, trova convincenti le motivazioni di D’Incecco: “È consolidato nella prassi e nella cultura che il medico abbia piena autonomia e responsabilità in diagnosi, terapia e prescrizione e questo si riflette sulle decisioni della magistratura. Ma c’è un’aggressione in atto che potrebbe cambiare prassi e cultura, e per questo occorre fissare norme di legge che definiscano attività e ruolo del medico”. “Sia chiaro – aggiunge Milillo – che l’aggressione non viene dalle professioni sanitarie, ma dal Titolo V che ha consentito lo sviluppo di tecnocrazie economicistiche aggressive nei confronti del ruolo medico”.
E anche
Sergio Bovenga, del C.C. Fnomceo, conviene che “i contenuti della proposta di legge vanno a valorizzare quello che abbiamo scritto nel Codice”. Per
Mimmo Lodeserto, segretario Anaao Puglia, “occorre mantenere un dialogo aperto con le altre professioni sanitarie, nella consapevolezza che gli attriti nascono spesso da scelte degli amministratori che mirano ad avere prestazioni a costi inferiori, sia pure a scapito della qualità”.
Piero Muzzetto, presidente dell’Omceo di Parma, sostiene con energia la proposta di legge D’Incecco, ripercorrendo il dibattito sul tema dell’”atto medico” che ha animato il mondo ordinistico a partire dal convegno organizzato proprio a Parma nel 2010.
Muzzetto reclama una maggiore condivisione delle scelte nella professione e annuncia anche che 44 Omceo, quelli vicini alla candidatura Amato nelle recenti elezioni per la presidenza Fnomceo, sosterranno l’iniziativa D’Incecco. Ma nelle conclusioni Luigi Conte rilancia: “Tutti e 106 gli Ordini possono sostenere la proposta di legge, l’importante è che questo non produca ritardi nell’approvazione del testo sul rischio clinico che è la prima emergenza”.
Eva Antoniotti