“I nostri Ordini provinciali si sono fatti carico della gestione di una dialettica ideologica forte all’interno della professione, pagandone lo scotto in termini di ricorsi, denunce, per non parlare di intimidazioni e atti vandalici che seppur perpetrati da una esigua minoranza di popolazione avversa alla campagna vaccinale hanno tracciato ferite profonde. I presidenti e tutti i membri dell’ordine, in particolare, sono stati chiamati a “metterci la faccia” e ad unire fratture dentro e fuori la professione che le normative hanno man mano prodotto”.
È quanto si legge in una lettera della Fnopi indirizzata agli Ordini provinciali all’indomani del decreto che ha anticipato lo stop dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario.
Gli uffici della Fnopi hanno anche diffuso i dati degli infermieri no vax che potrebbero essere oggetto del reintegro. I sospesi secondo gli ultimi aggiornamenti sono circa 2.600, ma non tutti necessariamente no vax: i 2.600 sono lo 0,5% degli oltre 460mila infermieri che lavorano in Italia. I non vaccinati si sono ridotti di 4-5 volte rispetto allo scorso anno.
Questo anche perché, spiega la Fnopi, essendo gli infermieri la categoria di operatori sanitari con il più alto numero di contagi (da inizio pandemia tra infezioni e reinfezioni sono circa 350mila gli infermieri contagiati in Italia, l'82% di tutto il personale sanitario secondo l'Inail), molti hanno dovuto aspettare per le vaccinazioni i tempi fisiologici del dopo Covid.