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Covid. Istituto Piepoli: "Stress è diventato normalità per italiani"
07 OTT - “La nuova normalità è essere più stressati. A sette mesi dall'inizio dell'emergenza, tra le cose con le quali gli italiani sono obbligati convivere c'è anche un maggior livello di stress. Gli psicologi per i cittadini sono una sorta di 'mascherina della mente', indispensabili per affrontare questa nuova normalità".
 
E' quanto emerge dall'analisi presentata dal Vicepresidente dell’Istituto Piepoli, Livio Gigliuto, nel corso del convegno sulla Giornata Nazionale della Psicologia 2020 organizzato dal Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi a Roma.
 
"Dopo un marginale calo estivo, i livelli di stress sono di quasi 10 punti percentuali più alti di quelli che registravamo prima dell’inizio dell’emergenza. Se all’inizio lo stress era legato quasi esclusivamente alla paura del contagio, oggi cresce sempre più l'ansia per le conseguenze economiche. Perdere il lavoro o faticare a trovarlo, vivere una nuova crisi economica: questo spaventa gli italiani e soprattutto i più giovani".
 
"I giovani hanno rafforzato la spiritualità e vivono con lucidità questa emergenza", afferma il vicepresidente dell'Istituto Piepoli che aggiunge: "Da un'indagine svolta per Fondazione Pisa e Fondazione Charlie, durante il lockdown 4 giovani su 10 hanno chattato o fatto video-chiamate con amici o familiari ogni giorno, un quarto ha svolto attività fisica in casa e il 24% ha pregato almeno una volta alla settimana. Si registra anche un ritorno all'uso del diario (anche in questo caso, il 24% degli italiani lo ha scritto almeno una volta alla settimana). 5 giovani su 10 dichiarano di aver vissuto il lockdown da fidanzate e fidanzati, con qualche conflitto in più ma con buona tenuta delle relazioni".
 
"Lo stesso lockdown - continua Gigliuto - è stato vissuto all'insegna di un mix di sentimenti ambivalenti: se un terzo dei giovani ha provato speranza e fiducia (33%), il 21% ha provato tristezza e malinconia. Non sono mancati indifferenza e distacco (14%), rabbia e frustrazione (12%). Marginale la quota di giovani spaventati, solo il 9% ha provato paura e timore".
 
"Sul futuro, gli adolescenti appaiono 'ragionevoli e lungimiranti': per il 70% la situazione si risolverà, ma ci vorrà molto tempo; in sette casi su dieci si dichiara attenzione a non essere contagiati, e metà degli intervistati spende con oculatezza, pensando che con l'emergenza ci siano meno soldi per tutti. Infine, la maggioranza dei giovani è ottimista sul mondo post-emergenza. Ad essere convinti che torneremo a vivere come prima sono soprattutto i membri della Generazione Z, i più giovani tra i giovani", conclude.
07 ottobre 2020
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