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Lauree professioni sanitarie. Bernini: “Segnalati alle Procure casi sospetti di università che non hanno diritto di definirsi tali”
"Ulteriori provvedimenti potrebbero essere presi? Non sulla base delle nostre competenze. L'unica cosa a cui stiamo pensando è la segnalazione sul nostro sito dei casi sospetti, purché ciò (e lo verificheremo) sia compatibile con la normativa comunitaria". Così la ministra dell'Università rispondendo alla Camera ai question time di Faraone (Iv) e Della Chiesa (FI) sulla vicenda delle lauree ottenute in Bosnia, attenzionata dalla Procura di Palermo.
13 MAR -

Secondo un'inchiesta giornalistica di Repubblica, da circa 10 anni l'Università di Gorazde, con sede in Bosnia Erzegovina, attraverso il dipartimento italiano "Jean Monnet" con sede a Palermo, rilascerebbe lauree in medicina, fisioterapia e infermieristica con lezioni tenute esclusivamente on line, pur non risultando, detta università, accreditata dal Ministero dell'università e della ricerca come istituzione estera operante in Italia e, a quanto risulta agli interroganti, priva di accreditamento anche in Bosnia. Sulla vicenda è intervenuta oggi la ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, rispondendo in aula alla Camera ai question time di Davide Faraone (Iv) e Rita Dalla Chiesa (FI).

"Non siamo giudici, non abbiamo poteri coercitivi e sanzionatori, ma abbiamo poteri di segnalazione e attraverso questi poteri di segnalazione e di verifica noi abbiamo ulteriormente diffidato sia l'Università, la sedicente università di Gorazde, sia il dipartimento Jean Monnet, ancora l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma soprattutto segnalato in via preliminare ai magistrati, alla magistratura, alle competenti procure della Repubblica, casi sospetti di università che non hanno diritto di definirsi tali. Ulteriori provvedimenti potrebbero essere presi? Non sulla base delle nostre competenze. L'unica cosa a cui stiamo pensando è la segnalazione sul nostro sito dei casi sospetti, purché ciò (e lo verificheremo) sia compatibile con la normativa comunitaria", ha spiegato la ministra.

Di seguito la risposta integrale della ministra Bernini a Faraone.
"Grazie, signor Presidente, grazie all'onorevole Faraone, grazie perché il tema ci tiene, ci tiene molto intensamente, si tratta di una questione che, come ricordava l'onorevole interrogante, risale a 10 anni fa. Anche noi troviamo inspiegabile, non solo come Ministero dell'Università e della ricerca, ma semplicemente come cittadini italiani, che in questo momento hanno una responsabilità di Governo.

Riteniamo che il Ministero dell'università e della ricerca - che peraltro l'onorevole interrogante sa per aver svolto ripetute funzioni di Governo - non ha, né purtroppo, né per fortuna, oggettivamente non ha né poteri sanzionatori, in particolare, su ciò che non rientra nella sua giurisdizione, né poteri di ispezione e indagine, ma ha certamente poteri di segnalazione, che ha esercitato, esercita e che eserciterà. Su questo, vorrei rassicurare l'onorevole interrogante. Sono certa che lei sappia che, a partire dal 2018, dal Ministero dell'Università, non dalla sottoscritta che è arrivata 18 mesi fa, ma da chi mi ha preceduto, sono partite numerose, numerosissime segnalazioni e diffide, sia al dipartimento Jean Monnet, sia all'Istituto - non la posso chiamare università, perché l'università non è, perché ha sempre avuto negato l'accreditamento da parte del Ministero dell'università e della ricerca -, non solamente agli istituti coinvolti nella vicenda, ma anche all'Autorità garante della concorrenza del mercato, a garanzia proprio di quegli studenti e di quelle studentesse, ma direi anche delle loro famiglie, che hanno fatto affidamento su di un istituto, che università non è e che, quindi, non può lasciare rilasciare titoli dotati di valore legale.

Che fare? In questa fase in cui la vicenda è riemersa, grazie a un'indagine giudiziaria, che peraltro non ci era sconosciuta, noi abbiamo continuato a monitorare l'esistenza attraverso il CIMEA, che è l'organismo attraverso cui il Ministero fa accreditamenti, accredita titoli, e che ha un monitoraggio costante che noi abbiamo riattivato sul mercato delle, tra virgolette, università, che non sono accreditate dal Ministero dell'Università e che, quindi, semplicemente non esistono e non hanno il diritto di chiamarsi università e di rilasciare titoli di studio dotati di valore legale. Da questo continuativo monitoraggio, da questa attività di verifica, noi abbiamo rilevato altri casi, secondo i nostri mezzi, ripeto, non siamo giudici, non abbiamo poteri coercitivi e sanzionatori, ma abbiamo poteri di segnalazione e attraverso questi poteri di segnalazione e di verifica noi abbiamo ulteriormente diffidato - Presidente, ho finito - sia l'Università, la sedicente università di Gorazde, sia il dipartimento Jean Monnet, ancora l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma soprattutto segnalato in via preliminare ai magistrati, alla magistratura, alle competenti procure della Repubblica, casi sospetti di università che non hanno diritto di definirsi tali. Ulteriori provvedimenti potrebbero essere presi? Non sulla base delle nostre competenze. L'unica cosa a cui stiamo pensando - e concludo - è la segnalazione sul nostro sito dei casi sospetti, purché ciò (e lo verificheremo) sia compatibile con la normativa comunitaria".

La risposta della ministra Bernini a Dalla Chiesa.
"Grazie signor Presidente, grazie onorevole Dalla Chiesa, certamente cercherò di aggiungere qualcosa ribadendo quello che, come rappresentante del Ministero dell'università e della ricerca, devo continuare a dire con molta fermezza. Questi istituti non solo università; sono luoghi dove si celebrano dei reati. In questo momento, noi non siamo in grado di affermare con certezza, perché non esiste una sentenza definitiva, che di un reato e di una truffa veramente si tratti. Ma ove fosse vero tutto ciò che noi abbiamo riscontrato in questi anni e avesse un tratto di definitività, ebbene, il problema sarebbe giudiziario, sarebbe una questione di giustizia. Il problema che noi ci poniamo come Ministero dell'università e della ricerca è andare oltre, cercare per quanto nelle nostre possibilità - e lo ripeto, me ne scuso -, non avendo potere sanzionatorio, non avendo la possibilità di ispezionare tutto il territorio nazionale, per capire e vedere dove esistono esempi truffaldini di università-non università, perché non sono università fantasma. Sono non entità non universitarie, che millantano e fingono di essere università, ma non lo sono.

Quindi, ciò che viene fatto in questa università è soprattutto un corso in medicina e chirurgia o infermieristico o di ortopedia, pensate solamente a tutti i casi in cui si fa formazione per via telematica. Questo è incompatibile con la cifra del nostro Ministero, che è garantire al massimo la qualità dell'offerta formativa e, come tale, noi dobbiamo continuare, tramite i nostri mezzi, a trovare questi eventuali casi patologici - lo ripeto non università, istituti patologici in odore di truffa -, segnalarli alle uniche autorità competenti che sono in grado, non solo di diffidarli, come facciamo noi, ma anche di interrompere la loro attività, cioè alla magistratura ordinaria, e fare, per quanto nelle nostre possibilità, attività di prevenzione, segnalando a tutti che queste situazioni sospette esistono. Quando dico: segnalando a tutti, intendo, come abbiamo già fatto, chiedere alla Conferenza dei rettori delle università italiane di segnalare a tutte le università che esistono queste entità e dare, per quanto nella nostra possibilità e per quanto nella nostra rete di comunicazione, la più ampia pubblicità e diffusione dell'esistenza di queste entità, che università non sono".

13 marzo 2024
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