Bocciatura del Def per quanto riguarda la parte riguardante il finanziamento alla sanità per la Cgil. Per la Cisl, Governo rimandato a settembre: pur apprezzando lo sforzo, le risorse destinate al Ssn vanno riviste al rialzo. Questo quanto emerso ieri nel corso delle audizioni in Commissione Bilancio alla Camera sul Documento di economia e finanza varato nei giorni scorsi da Palazzo Chigi.
Secondo la Cgil, il calo di finanziamento della spesa sanitaria previsto per il 2024 è "inconcepibile a fronte della necessità di risorse che ha il nostro Servizio Sanitario Nazionale per garantire il diritto universale alla salute. L’attestazione al 6,2% del Pil, a fronte di una media UE pari all’8%, conferma la volontà di non investire e, quindi nei fatti, di proseguire lo smantellamento del Ssn, indebolito dalla pandemia e dall’inflazione di questi anni, e di favorire la progressiva privatizzazione della salute".
"La priorità, non più rinviabile, è invece aumentare la spesa corrente anche per dare attuazione al Pnrr, con la riforma dell’assistenza territoriale (DM 77), aumentare le dotazioni organiche del Ssn, e garantire l’erogazione delle prestazioni, abbattendo le liste di attesa. Necessità, tra l’altro, richiamate nello stesso Programma di Riforma che non trovano riscontro però nelle previsioni di spesa", conclude la Cgil.
Per la Cisl, la previsione del Def "purtroppo non ricomprende gli eventuali oneri per rinnovo di contratti e convenzioni successivi alla tornata contrattuale 2019-2021, che comporteranno un aumento della spesa, e riflette anche molteplici voci di spesa fra cui la spesa sanitaria corrente per l’attuazione del Pnrr".
"Per tale motivo - prosegue il sindacato - pur apprezzando lo sforzo profuso e l’innalzamento delle stime rispetto alla Nadef, si constata che le misure previste andrebbero ulteriormente potenziate e le risorse implementate (senza quindi la flessione prevista nel 2024) in quanto quelle contemplate nel Def potrebbero risultare inidonee al raggiungimento dello scopo di dotare il Paese di un sistema sanitario capillare e moderno, compresa l’attenzione che va rivolta al capitale umano che in esso opera, indispensabile per la continuità e la garanzia dei servizi ai cittadini".
"Come ormai è drammaticamente noto, infatti - aggiunge - la condizione del personale, medici, infermieri e operatori nel loro complesso, non è più sostenibile. Se l’obiettivo perseguito in concreto dal Def è quello di migliorare la qualità dell’intero Ssn senza gravare, ulteriormente, di turni oltremodo usuranti l’attuale personale, allora gli stanziamenti delle risorse rischiano di non essere sufficienti, dal momento che non è più rinviabile un serio piano di reclutamento del personale da realizzare attraverso assunzioni a tempo indeterminato e stabilizzazioni del precariato".
La Cisl, infine, ritiene quindi necessario prevedere, a partire dal Def, "un incremento dei finanziamenti per il Ssn che oltre a garantire il superamento degli attuali tetti di spesa, insista sul rafforzamento della sanità territoriale, sui servizi di prevenzione, su quelli ospedalieri e sul superamento dei divari
territoriali, a partire dal Mezzogiorno, tanto più che la stessa Corte Costituzionale nella relazione dello scorso 13 aprile ha richiamato la necessità dell’aggiornamento dei Lea per evitare obsolescenza delle cure e garantire l’eguaglianza nell’accesso alle migliori prestazioni su tutto il territorio nazionale rimarcando che 'i principi di finanza pubblica devono essere letti in armonia con la tutela dei diritti e il soddisfacimento dei bisogni delle persone'”.