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Autonomia differenziata. “Criterio spesa storica sarà superato da costi e fabbisogni standard”. Question time di Casellati alla Camera
"In definitiva, non si possono fissare i Lep se prima non sono stati determinati i costi e i fabbisogni standard". Quanto al principio solidaristico: "Si prevede in maniera inequivocabile che le intese non possano pregiudicare l'entità delle risorse da destinare alle regioni che non si avvarranno dell'autonomia differenziata oltre misure perequative ad hoc, anche di tipo infrastrutturale, per azzerare i divari territoriali ora esistenti". Così la ministra per le riforme rispondendo al question time di Borrelli (Verdi-Sinistra).
15 FEB -

Il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata prevede il superamento del criterio della spesa storica in favore dei costi e fabbisogni standard, l'ancoraggio al principio solidaristico attraverso misure perequative ad hoc, anche di tipo infrastrutturale, e il pieno coinvolgimento del parlamento. A spiegarlo è stata oggi la ministra per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, rispondendo alla Camera al question time sul tema presentato da Francesco Borrelli (Verdi-Sinistra).

Di seguito la risposta integrale della ministra Casellati: "

Grazie Presidente e grazie all'onorevole Borrelli che, con la sua interrogazione, offre nuovamente la possibilità di illustrare il contenuto del disegno di legge sull'autonomia differenziata, sfatando così falsi miti e contrastando la non precisa e spesso strumentale informazione sul tema.

Il testo dell'interrogazione ne costituisce un emblematico esempio. Contiene, infatti, affermazioni palesemente smentite dall'esame letterale del disegno di legge e, prima ancora, della Costituzione, poiché il disegno di legge costituisce l'attuazione dell'autonomia differenziata prevista dall'articolo 116 della Costituzione nell'ambito della riforma del Titolo V del 2001, approvata dal Governo di centrosinistra.

Nel disegno di legge il criterio della spesa storica a cui fa riferimento l'interrogante è stato superato in favore dei costi e fabbisogni standard per le materie riguardanti i diritti civili e sociali da garantire in tutto il territorio nazionale. La definizione dei livelli essenziali delle prestazioni costituisce, infatti, la precondizione per la stipula delle intese fra Stato e regioni.

In definitiva, non si possono fissare i LEP se prima non sono stati determinati i costi e i fabbisogni standard.

In relazione ai paventati attacchi al principio solidaristico, è sufficiente osservare che il disegno di legge in questione prevede in maniera inequivocabile, da un lato, all'articolo 8, comma 3, che le intese non possano pregiudicare l'entità delle risorse da destinare alle regioni che non si avvarranno dell'autonomia differenziata e, dall'altro, all'articolo 9, misure perequative ad hoc, anche di tipo infrastrutturale, per azzerare i divari territoriali ora esistenti, come del resto già imposto alla legislazione ordinaria dall'articolo 119 della Costituzione.

Riguardo al ruolo poi del Parlamento, la volontà del Governo è stata quella di garantire, nel silenzio della Costituzione, il più ampio coinvolgimento delle Camere, sia nella fase preliminare degli schemi di intesa che nell'approvazione. È stato, infatti, affidato al dibattito parlamentare un disegno di legge che assolve ad una funzione di garanzia per tutti gli attori in gioco e che intende circoscrivere e limitare la discrezionalità della fase devolutiva.

La stessa soluzione di disegnare una legge generale di attuazione dell'articolo 116 della Costituzione, pur non essendo prevista dalla Carta fondamentale, persegue gli obiettivi di garantire il rigoroso rispetto degli equilibri finanziari e valorizzare nel modo più ampio possibile il ruolo del Parlamento. Non era infatti scontato nel dibattito dottrinale e politico che una legge fosse necessaria. Averla prevista è segno del rilievo centrale che le Assemblee rappresentative giocheranno nel riassetto dei poteri territoriali nel segno dell'unità e della coesione nazionale.

Appare pertanto singolare e anche contraddittorio che l'interrogante, nel mentre rivendica la centralità del Parlamento, chieda di ritirare il disegno di legge ad un Governo che invece lo ha affidato al più ampio e democratico dibattito parlamentare.

Avviandomi a concludere, il Governo, come ha già sottolineato il Presidente del Consiglio dei ministri nelle dichiarazioni programmatiche del 25 ottobre 2022, è fortemente determinato a dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata - finisco - già avviato da diverse regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà in un quadro di coesione nazionale, e sono sicura che, grazie al confronto parlamentare, il disegno di legge ne uscirà irrobustito nei contenuti e nello spirito unitario.

In sede di replica, Francesco Borrelli (Verdi-Sinistra) ha dichiarato: "È alquanto singolare che il Ministro che risponde contrasti e contraddica quanto ha affermato Calderoli, un altro Ministro, dicendo che non volevano portare in Parlamento questo disegno di legge. Non c'è alcuna contraddizione, Ministro: voi dovete portarlo in Parlamento e non volevate farlo. E se lei dice che, in questo momento, tale progetto è a favore di tutto il Paese, mi dispiace ma - lo dico tramite il Presidente - lei non dice una cosa corretta e vera. Venga a verificare le condizioni di uguaglianza che attualmente ci sono nel Mezzogiorno e cosa ciò comporterebbe; non c'è nessun giurista, nessun economista, nessun esperto che confermi quello che lei dice.

Purtroppo, in questo momento - come giustamente diceva la sua collega, la Ministra per la Famiglia - dobbiamo pensare all'Italia come a un unico Paese, e non che i più ricchi abbiano di più e chi ha meno abbia ancora di meno, come d'altronde già sta avvenendo e come potrebbe avvenire ancora in modo più drammatico.

Le dico una cosa: affossare ulteriormente il Mezzogiorno non porterà un vantaggio al Centro-Nord per un motivo molto semplice: perché nel nostro Paese, se non andiamo avanti tutti, arretreremo tutti.

Quindi, questo disegno di legge - che per fortuna verrà discusso in Aula dopo una battaglia anche di alcuni esponenti della maggioranza, che ovviamente volevano assolutamente che ci fosse un dibattito in questa sede e in Senato - sarà un momento di confronto in cui dovremo mettere davanti anche chi conosce e chi è esperto in queste materie, per confermare le cose che sono state dette oggi e che non corrispondono a nessun atto di studio giuridico e di interesse di unità e di coesione del nostro Paese.

È un momento difficile. Dividere ulteriormente il nostro Paese, la nostra Nazione, impoverendo ancora di più chi ha meno e chi ha avuto meno in questi anni (parliamo, ad esempio, dei fondi per la sanità) non è un atto di coesione e va oltre la destra, la sinistra, i dieci o vent'anni fa quando qualcuno ha approvato o non ha approvato quelle norme. Oggi, dobbiamo cercare di essere uniti per sventare un'operazione che, così come l'avete presentata, porterà a una divisione terrificante e drammatica per il Paese".

15 febbraio 2023
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