Il Cipess ha approvato il riparto fra le Regioni e le Province Autonome delle disponibilità finanziarie per il Servizio sanitario nazionale nell’anno 2022, ammontanti a complessivi 125 miliardi di euro, già al netto della somma pari a 764 milioni di euro da destinare al Fondo per il concorso al rimborso alle Regioni delle spese sostenute per l’acquisto di farmaci innovativi.
Il Comitato ha inoltre approvato l’assegnazione alle Regioni a statuto ordinario e alla Regione siciliana di 820 milioni di euro a valere sulle risorse vincolate alla realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l’anno 2022 e di 680 milioni di euro per altre finalità quali, tra le altre, il concorso al finanziamento del Fondo per l’acquisto di medicinali innovativi e il finanziamento di una remunerazione aggiuntiva in favore delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Ssn.
"Sono noti i contenuti del dibattito instauratosi nel corso degli ultimi anni circa l’effettiva capacità dei vigenti criteri di riparto di rappresentare esattamente il bisogno di salute delle diverse regioni italiane, e quindi in merito alla necessità di definire nuovi parametri per la definizione dei fabbisogni regionali standard - ha commentato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso di una conferenza stampa -. Proprio in ragione di ciò, le regioni sono ripetutamente intervenute sugli esiti delle proposte di riparto ministeriali costruiti sulla base dei costi standard riequilibrandone le risultanze attraverso una mirata allocazione della cosiddetta 'quota premiale' (pari allo 0,25% del livello annuo del Fsn sulla base della normativa attualmente vigente) ai sensi dell’art. 2, comma 67-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191".
"Nel corso degli ultimi anni, quindi, il riparto di detta 'quota premiale' è stato ritenuto complementare alle risorse assegnate in applicazione dei costi standard, costituendo quindi una componente importante nella definizione delle risorse complessive assegnate ad ogni regione. A decorrere dal 2015 si sarebbero dovuti definire nuovi pesi e criteri per il riparto del fondo sanitario", ha aggiunto.
"Tale risultato si è ottenuto solo quest’anno. Infatti - ha illustrato Schillaci - in sede di Accordo politico per la ripartizione delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale per l’anno 2022 raggiunto il 2 dicembre u.s., la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha condiviso l’applicazione, a decorrere dall’anno 2023, dei nuovi criteri per la ripartizione del fabbisogno sanitario standard proposti dal Ministero della salute prevedendo, però, che la quota da ripartire in funzione dei tassi di mortalità della popolazione < 75 anni sia pari allo 0,75% del totale delle risorse disponibili e che la quota da ripartire in funzione delle condizioni socioeconomiche dei territori (povertà relativa individuale, livello di bassa scolarizzazione, tasso di disoccupazione) sia anch’essa pari allo 0,75% del totale delle risorse disponibili. Conseguentemente, la quota di fabbisogno sanitario indistinto pari al 98,50% sarà ripartita sulla base dei criteri consolidati di cui al d.lgs. n. 68/2011".
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti presenti in sala il ministro della Salute ha sottolineato come le liste d'attesa siano "una priorità per la quale abbiamo una grande attenzione: è importante e urgente mettere in agenda l'offerta delle liste d'attesa riguardante sia il sistema pubblico che il sistema privato convenzionato, per dare la possibilità di scegliere ai cittadini. Bisogna razionalizzare tutto il percorso: va chiesto ai medici che hanno in cura i pazienti di seguirli a 360 gradi ed è il medico che deve dare un programma delle visite, degli interventi, delle indagini diagnostiche e dei follow-up da fare. Ci vuole un grande lavoro di razionalizzazione e di messa in comune dei dati. Quanto agli esami diagnostici, va verificata l'appropriatezza così che chi ha patologie più gravi o un'urgenza abbia davvero la possibilità di accedere ai servizi nei tempi necessari, mentre ci sono altri esami che possono essere differiti nel tempo o anche non effettuati".
“Il Ssn - ha aggiunto Schillaci - ha un'alta qualità, con molte eccellenze anche al Sud. Tra i provvedimenti che fanno riferimento anche al Sud c'è la volontà di combattere il fenomeno dei medici gettonisti, che porta sconquasso nel sistema e gli operatori si sentono trascurati. Questo vuol dire dare nuove prospettive a chi lavora nel Ssn".
Infine, riguardo le ultime restrizioni per il Covid ancora oggi presenti negli ospedali: "Abbiamo agito con rigore rispetto al Covid, togliendo restrizioni e i dati ci hanno dato ragione: l'incidenza è crollata e sono scesi anche i ricoveri in regime ordinario, sul tema delle visite ai pazienti ricoverati in ospedale se c'è da togliere qualche paletto lo toglieremo, ma non ci stiamo lavorando ora".
Nel pomeriggio poi Schillaci è intervenuto a `Basta la salute´ su Rainews24 e ha parlato di personale e della dotazione di letti ospedalieri: “In Italia mancano i medici, specie nei pronto soccorso, ma non solo. Ci sono anche pochi letti negli ospedali. «C'è stato negli anni un progressivo depauperamento nei posti letto pubblici, quindi io credo che bisogna rivedere il sistema a 360 gradi”.
Focus anche sul territorio. “Bisogna investire sulla medicina del territorio, per far sì che arrivino al pronto soccorso i malati per i quali è necessario avere quel tipo di supporto, e poi bisogna probabilmente rivedere il numero globale di posti letto”, ha precisato. Quanto alla carenza di camici bianchi, questo problema “in parte è dovuto a una programmazione errata che c'è stata negli ultimi 10 anni - ha ribadito Schillaci - Ma più che un numero assoluto di medici, a noi mancano i medici per alcune specialità. O meglio, direi che i medici oggi non vogliono fare alcune specialità. Cito come esempio la medicina d'urgenza ed emergenza, perché oggettivamente è una disciplina particolare, complessa”.
Tema caldo chi lavorerà nelle Case e negli Ospedali di comunità previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. “In effetti sono state pensate solamente le infrastrutture e non il capitale umano, che rappresenta sicuramente la parte più importante. Stiamo lavorando con Agenas per trovare delle soluzioni condivise, ma stiamo lavorando anche con l'Ordine dei medici e con i medici di medicina generale”, ha spiegato il Ministro che ha affrontato anche il tema del Post Covid: “Credo che il problema del Long Covid sia un problema reale ed è un problema che stiamo affrontando”.
E sul Covid: “I dati oggi per fortuna sono molto tranquillizzanti sulla pandemia e stiamo continuando la campagna vaccinaleche è partita poco dopo il mio insediamento in questo dicastero e che noi sicuramente proseguiremo ancora per tutto il mese di febbraio. Questo è molto importante soprattutto per i fragili e per le persone anziane. Devo dire però che i dati che settimanalmente vengono da noi pubblicati dimostrano come oggi la pandemia sia in una fase completamente diversa da quella che abbiamo vissuto soprattutto nei primi anni”.
Schillaci è tornato pure a parlare di autonomia differenziata: “Non possiamo avere cittadini di serie A e cittadini di serie B. Dobbiamo impegnarci per far sì che la sanità sia migliore nelle regioni e nei posti dove magari ci sono oggi delle performance diverse. Credo che avere delle Regioni che funzionano meglio deve essere uno stimolo e dobbiamo aiutare le Regioni che funzionano meno bene, o che hanno meno possibilità, a crescere nell'interesse dei loro cittadini”. Sulle differenze di sanità e salute che si osservano oggi lungo la Penisola, “sono stato tra i primi a citare dati che non mi piacciono”, ha sottolineato il ministro, evidenziando in particolare “il fatto che oggi in Italia la prospettiva di vita dipende da dove uno è nato, o dal titolo di studio che ha e quindi dal reddito”.
G.R.