Dopo le critiche ricevute da più parti per aver sostanzialmente omesso la sanità dal suo discorso programmatico di ieri alla Camera oggi il presidente Giorgia Meloni ha deciso di intervenire sul tema in sede di replica al Senato durante il dibattito sul voto di fiducia (ottenuta in serata con 115 sì a fronte di 79 no e 5 astenuti), ammettendo nell’incipit che il tema sanità pubblica “è un tema sul quale effettivamente mi sono poco soffermata e sul quale volentieri do qualche elemento in più”.
Il presidente del Consiglio ha quindi elencato una serie di linee programmatiche del Governo: “La sfida è superare l’emergenza e recuperare le prestazioni ordinarie su cui abbiamo accumulato un grande gap. Credo che dobbiamo imparare dalla crisi pandemica cosa non ha funzionato nel modo migliore per correggerlo secondo alcune linee d’azione. Credo che una di queste linee debba essere la prossimità, riportare la sanità verso i territori, valorizzare il ruolo dei medici di medicina generale, coinvolgere il sistema delle farmacie nell’erogazione di alcune prestazioni perché sono uno dei primi presidi sul territorio”. Importante poi per il presidente puntare sulle “cure domiciliari e i presidi territoriali delle aree interne”
Meloni punta molto sulla digitalizzazione del Ssn per cui occorre incentivare “la telemedicina. Penso che gli ospedali debbano entrare a pieno titolo nell’era digitale. La digitalizzazione rende più agevole, più accessibile lo scambio d’informazioni, massimizza i benefici per gli utenti”. Per il presidente del Consiglio “bisogna migliorare la comunicazione tra ospedale e territorio” e in questo senso “pensiamo ad un unico software sanitario come il Fascicolo sanitario elettronico”.
Tra i capisaldi anche la lotta alle disuguaglianze perché “non è accettabile il dilagare del turismo sanitario che abbiamo conosciuto in questi anni ed è obiettivo ridurre le disuguaglianze tra le regioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie nei Lea”.
Dopo l’elenco di queste priorità Meloni ha replicato alle parole della senatrice del Pd Lorenzin sul rapporto tra scienza e politica. “Voglio dire che sono d’accordo con quello che dice la collega Lorenzin sul tema del rispetto delle evidenze scientifiche, sul tema del riconoscimento del valore della scienza. Noi abbiamo sempre riconosciuto il valore della scienza e per questo non la scambiamo con la religione. Quello che noi non abbiamo condiviso di quello che si è fatto in passato durante i vostri governi è proprio che non ci fossero in alcuni casi evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che si prendevano”.
E sul finale s’infiamma: “È esattamente questo che abbiamo contestato: che si scambiasse la scienza con la religione, perché sono due cose molto diverse, perché qualcuno ancora oggi non riesce a spiegarmi quale fosse l'evidenza scientifica di impedire a ragazzi di 12 anni non vaccinati, con un vaccino sul quale la comunità internazionale scientifica non era tutta d'accordo, quando quella comunità scientifica internazionale era d'accordo sul fatto che a quei ragazzi facesse bene lo sport. Si è impedito loro di praticare dello sport, che era una cosa che sicuramente gli faceva bene, perché non facevano una cosa sulla quale non c'erano certezze. Noi abbiamo contestato quello, non riprenderemo quella linea. Quando si prendono delle decisioni devono essere supportate da evidenze, non da scelte politiche, perché la scienza non è una scelta politica, è un'altra cosa.”.
L.F.