“I numeri delle aggressioni sugli operatori sanitari sono “da brivido, drammatici”. Non si può accettare “che venga aggredita una persona che cura e che serve lo Stato”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, a margine dell’evento - organizzato dal dicastero in collaborazione con l’Inail - per la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari, durante il quale è stato reso noto il monitoraggio dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza dei professionisti sanitari (Onseps) istituito al ministero della Salute. Un bilancio di 16mila segnalazioni di aggressioni con il coinvolgimento di 18mila operatori, in maggioranza donne.
Per Gemmato i due elementi su cui puntare per contrastare il fenomeno sono, in particolare, cultura e organizzazione. Da una parte, infatti, c’è “la disgregazione sociale che porta a contestare tutto e tutti, partendo per esempio dalle scuole alimentari: si contesta il maestro, poi si contestano i giudizi. Poi si passa a criticare i professori, quelli universitari quando ti mettono il voto, si criticano le istituzioni, si criticano i politici. E quindi si aggrediscono anche gli operatori sanitari. C'è un tema social-culturale” da affrontare. Dall’altro lato “c'è la difficoltà oggettiva del sistema territoriale che porta molte volte al pronto soccorso tante persone che non dovrebbero essere in queste strutture. Oggi i codici verdi e bianchi sono al di sopra del 40%, cioè su 100 persone che accedono sono 40-45 quelle che in quel pronto soccorso non dovrebbero arrivare. Questo causa sovraffollamento, isteria, nervosismo. E poi si trova una persona con disagio psicologico o sociale che pensa di far valere i propri diritti aggredendo colpevolmente gli operatori sanitari. Noi abbiamo inasprito le pene nei confronti di queste persone, superando la procedibilità d'ufficio, con la denuncia e la procedura diretta, penale, nei confronti di queste persone: chi aggredisce va in galera”, conclude.