“È uno scenario sempre più drammatico, una spirale che rischia di portare il sistema al collasso, quello che riguarda la sanità del nostro paese», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini Vicepresidente della X Commissione Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato, “Bisogna dire basta a questo sotto finanziamento del nostro sistema sanitario e mettere in campo le risorse, come ormai chiesto a gran voce dai cittadini, dai medici, dai rappresentanti della società civile”.
“Siamo a un punto di non ritorno - prosegue la Senatrice - Le liste d’attesa si allungano, mancano sempre più medici e infermieri, i pronto soccorso esplodono, i cittadini sono sempre più costretti a ricorrere al privato, il personale sanitario opera troppo spesso in condizioni disagiate. In questo scenario alla sanità oggi dedichiamo solo il 6,7% del Pil, troppo poco, con una preoccupante previsione di peggioramento fino a scendere al 6,2% nel 2026. A fronte di una società che è ogni giorno più anziana, e sempre più necessita dunque di assistenza, al nostro sistema sanitario mancano oggi 15.000 medici e 30.000 infermieri, scenario che rischia anche di aggravarsi con i pensionamenti previsti nei prossimi anni. Una cronica carenza di personale che ha già pregiudicato fortemente non solo la capacità del servizio sanitario di rispondere alla pandemia, ma anche la possibilità di offrire risposte globali e tempestive a tutti i pazienti, acuendo il fenomeno drammatico della rinuncia alle cure, dell'aumento delle liste d'attesa e della mobilità passiva non fisiologica. Secondo il rapporto civico sulla salute di "Cittadinanzattiva", nel 2021 almeno l'11 per cento delle persone ha rinunciato a visite ed esami diagnostici o specialistici per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio. Le tempistiche per ricevere assistenza sanitaria sono sempre più lunghe e aumentano il rischio di pregiudicare le più elementari esigenze di prevenzione, che si pongono alla base di qualsiasi sistema di tutela sanitaria: tempi d'attesa spesso superiori a un anno, non solo riguardo alle diagnosi, ma anche relativamente agli interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che vengono posti in essere con ritardi che finiscono inesorabilmente per aggravare il quadro clinico del paziente”.
“Sulla sanità . conclude - abbiamo perso la grande opportunità del Mes, 37 miliardi di euro che avrebbero rimesso a sistema una situazione che è difficile, anche nelle regioni in cui la sanità funziona. Ora la politica ha il compito di trovare e mettere in campo le risorse per salvare il sistema, perché la salute è un diritto che non può essere messo in discussione, in una situazione ormai alla deriva, e le risorse necessarie devono essere una priorità”.